L’estensione delle concessioni balneari fino al 2033 non ha risolto tutti i problemi che hanno i titolari degli stabilimenti. I quindici anni disposti dal governo danno la possibilità di tornare a investire e a respirare, affrontando la situazione in maniera più distesa rispetto a quando la scadenza dei titoli era nel 2020, ma ciò non significa che ora ci si può sedere e dimenticarsi degli altri problemi.
La maggior parte dei Comuni deve ancora applicare la legge, mettendo per iscritto la nuova scadenza sui vari titoli concessori. E sappiamo che anche in questo campo ci sono diverse difficoltà: non tutte le Regioni hanno diramato le loro circolari esplicative ai Comuni, e non tutti i Comuni hanno agito celermente nel rispondere alle istanze dei concessionari che chiedono l’immediata estensione. Tra questi, ce n’è addirittura qualcuno che si oppone, giudicando la legge illegittima.
La scusa di chi dice che “non c’è fretta” non può reggere: è vero che le concessioni hanno comunque durata fino al 31 dicembre 2020, ma è altrettanto vero che bisogna validare subito il prolungamento fino al 2033, al fine di consentire di pianificare gli investimenti fermi da troppo tempo. La questione va insomma risolta con la massima celerità.
L’altro problema più urgente resta quello dei canoni, attualmente in una situazione di profonda disparità.
Infine c’è il problema ambientale dell’erosione: molte località costiere sono ormai al collasso e gli stabilimenti balneari sono le prime vittime di questa grave emergenza.